In Giappone è uscito un manga interamente illustrato dall’intelligenza artificiale

Mentre l’opinione pubblica e la comunità scientifica si interrogano sulle implicazioni occupazionali dell’intelligenza artificiale, soprattutto a livello creativo, il Giappone ha già offerto una prima risposta: è infatti uscito il primo volume di Cyberpunk: Peach Johnun manga scritto da un autore umano e interamente illustrato dall’intelligenza artificiale.

A occuparsi del comparto visivo del fumetto distopico è stato il programma Midjourney, un apporto senza il quale l’opera non avrebbe mai preso vita. Come ammesso dallo stesso autore, uno sceneggiatore di 37 anni noto solo con lo pseudonimo di Rootportquesti non ha infatti le capacità per disegnare a livello professionale, limitandosi a un editing di quanto propostogli dall’AI seguendo gli input forniti. E non è nemmeno la prima volta che intelligenza artificiale e lavoro creativo uniscono le forze in un prodotto rivolto al pubblico: limitandoci all’Italia risale a questo gennaio il primo libro scritto e illustrato dall’AI, autoprodotto dal collettivo Roy Ming.

Un passo decisivo

Quello che rende Cyberpunk: Peach John un precedente importante è l’alto profilo che caratterizza l’opera: non solo l’editore, Shinchosha, è tra i più prestigiosi del paese (avendo a catalogo, tra gli altri, Murakami Haruki), ma il Giappone stesso è noto per i ritmi serrati e gli standard molto rigidi che caratterizzano l’industria del fumetto locale. Il fatto che un editore così importante abbia accettato di scommettere su un’opera creata in parte dall’intelligenza artificiale, in un paese dove il fumetto costituisce un tassello fondamentale della produzione culturale nonché dell’export, significa che la collaborazione tra uomo e AI sta già venendo sdoganata da parte di chi ha il potere economico di decidere cosa può essere pubblicato.

Per l’autore Rootport l’utilizzo di Midjourney è stato cruciale nel velocizzare il lavoro richiesto. A detta dello sceneggiatore, le sei settimane da lui impiegate per dare vita alle tavole del proprio fumetto, con l’ausilio dell’AI, avrebbero richiesto un anno di lavoro a un illustratore professionista. L’intero manga è infatti a colori, un lusso che molti fumetti giapponesi non possono permettersi a causa delle scadenze inflessibili a cui è soggetto l’intero settore. Il tutto, per giunta, senza il coinvolgimento di assistenti, un elemento fondamentale nella catena di montaggio dei manga solitamente dedito a rifinire i disegni e a curare gli sfondi. Fondamentale e numeroso: ogni autore di assistenti ne ha, in genere, almeno un paio.

Un alleato prezioso, ma per chi?

Si ripresenta così uno scomodo interrogativo posto già da Chrome Lords, il cult anni ‘80 generato fotogramma per fotogramma dall’intelligenza artificiale: quanto tempo ci vorrà prima che gli studi di produzione e gli editori preferiscano puntare su opere create interamente dall’AI, per abbattere i costi e fare affidamento su tempistiche fulminee? A giudicare dalla scommessa di Shinchosha sembrerebbe trattarsi di un momento sempre più vicino.

Per adesso il supporto dell’AI permette a persone come l’autore di Cyberpunk: Peach John di sopperire ai propri limiti, coniugando l’intuizione e la creatività umana alle capacità di esecuzione offerte da strumenti come Midjourney. In poche parole anche chi non è in grado di padroneggiare determinati aspetti del processo creativo ha ora la possibilità di dire la sua, purché sia in grado di smussare i limiti dei lavori prodotti dall’intelligenza artificiale e sappia porre alla base una premessa convincente. 

Il primo volume di Cyberpunk: Peach John è stato pubblicato il 9 marzo 2023. Al momento non sono noti accordi per esportare l’opera, mentre la durata della stessa sarà come sempre sancita dall’eventuale successo editoriale. Se dovesse presentarsi si tratterà di un evento storico: vorrà dire che il pubblico è pronto a consumare opere di finzione create in parte dall’intelligenza artificiale. E forse più di ogni altra evoluzione tecnologica sarà questo a sancire l’inizio di una nuova epoca dell’intrattenimento. 

*FONTE: Wired